4 giorni a salta

La zona di Salta nel Nord dell’Argentina è un tour molto tranquillo. Con le strade in ottimo stato, Bisogna comunque tener conto che una parte sarà su sterrato. (ottimo). Ma qui è normale e l’automobile in noleggio dovrà essere un pò più alta delle normali. Noi avevamo una famigliare. Un Suv sarebbe ottimo, ma non fatevi problemi più di tanto, basta guidare con calma.

Estratto dal nostro viaggio Cile-Argentina- Bolivia

4 giorni a salta in argentina

4 giorni a Salta in Argentina sono pochi? Arriviamo a Salta Il nostro albergo “Antico convento” è proprio in centro e passeggiamo per la città. Cambiamo da un negozio di cambiavalute. Visita al museo di archeologia  (volevamo vedere tre mummie di bambini ritrovati nel 1999 su di un vulcano con un interessante corredo funebre). bambini sacrificati degli Incas e sepolti in cima ad un vulcano. In questo periodo è esposta una bambina di 6 anni. La piccolina è raggomitolata ed avvolta in tessuti finissimi e coloratissimi. Il viso è perfetto. Il suo profilo è molto particolare perché in pratica il naso non sporge dal viso. Il corredo funebre è costituito da borsone di tessuto e statuine di argento vestite con tessuti multicolori e copricapi di piume. Impressionanti i sandali lunghi pochi centimetri.

Un po’ delusi visitiamo la chiesa di San Francisco, quella della Merced ed un’altra poi ci diamo allo shopping. La cittadina è piacevole ed alla sera ceniamo nel ristorante Sol del convento e mangiamo molto bene spendendo piuttosto poco.

salta

In città ci sono 3 chiese Stupende e non si possono non visitare, sono molto diverse tra di loro e meritano una visita di 20 minuti cadauna.

da salta a cafayate

Un classico giro sarà: da Salta a Cafayate. Il benzinaio ci chiede come facciamo ad avere una macchina così sporca, quando gli spieghiamo che arriviamo dal Cile si mette a ridere e dice. “Già… capisco!”. La prima parte di strada non è un granché passa tra campagne invernali La seconda entra nella Quebrada de las Conchas che è un paesaggio roccioso e multicolore. Peccato che per la prima volta il cielo sia coperto, così i colori non risaltano. Ci infiliamo per un piccolo tratto nel canyon del diavolo  Garganta del Diablo  e nell’anfiteatro. Sono formazioni rocciose rosse veramente spettacolari. Nell’anfiteatro un ragazzo suona la chitarra ed il flauto ed il suono è stupendo. Compro alcuni pezzi di minerali ed alcuni ciondoli molto belli per cifre ragionevoli. In ogni caso lungo la strada si trova una veccchia ferrovia abbandonata. Una piccola sosta va bene.

Gola del Diavolo

Gola del Diavolo più che per la parte naturalistica questa gola è da visitare per i personaggi che la abitano. Poche foto ma il resto sarà una sorpresa.

Tutta la strada è un susseguirsi di formazioni rocciose differenti. Sarebbe stupendo alla sera o alla mattina

Cafayate

Arriviamo a Calafayate in albergo poi proseguiamo attraverso vigneti molto strani. Strani prima di tutto perché non avrei mai creduto che le viti potessero prosperare in un deserto roccioso in mezzo ai cactus, secondo perché alcune vigne sono coltivate a toppia con tronchi alti due metri e di diametro circa 15 centimetri. Sembrano più alberi che viti. Proseguiamo in direzione Tucuman verso la città abbandonata di Quilmes. E’ del 1500 avanti cristo ed è stata edificata da una civiltà pre-incarica, (i Quilmes appunto) su di un versante roccioso. Aveva due forti laterali in posizione dominante ed una serie di case di varie dimensioni in parte abbarbicate sulla montagna ed in parte estese in pianura. Sembra fossero più di 5.000 abitanti. Furono conquistati prima dagli Incas ma resistettero agli spagnoli per più di 150 anni, dopo di che furono deportati a Buenos Aires e morirono quasi tutti nel trasferimento a piedi, che durò più di un’anno. I discendenti dei pochi sopravvissuti tornarono poi in zona ed oggi gestiscono il sito archeologico con grande orgoglio.

Cafayate Citta'

 

Alla sera nel ristorante Pacha beviamo un bianco buonissimo che è la dimostrazione che le viti prosperano bene. La proprietaria è un’italiana molto cordiale che chiacchiera con noi molto volentieri e che ci dice che in 3 anni che gestisce il ristorante siamo soltanto la 4 coppia di italiani che incontra. Quando andiamo via ci da un biglietto con l’elenco di tutte le cose che dobbiamo assolutamente fare a Cafayate prima i andarcene, tra le quali una cavalcata nelle vigne ed una partita a Golf nel campo locale che pare essere uno dei migliori del sud America

Cachi

Incominciamo la giornata con la visita alla club house del Golf di Cafayate che è veramente una meraviglia. Dopo alcuni acquisti al pro-shop ed assaporato un mate nella terrazza partenza verso Cachi. La route 40 è veramente varia. E’ in terra battuta ma abbastanza ben tenuta. Parte attraversando vaste distese di vigneti per inerpicarsi su colline deserte con qualche rarissima casa di adobe fino ad inserirsi in valli talmente strane dal punto di vista geologico che sembra che la natura si sia messa a dare i numeri. Tra paesaggi incredibili e colpi di scena ad ogni curva dopo 4 ore di salti e brevissime pause a Molino e Quimres?, che pur essendo la minima espressione di paese hanno un’atmosfera molto tranquilla ed affascinante, si giunge a Cachi che in se  non varrebbe il viaggio perché ha poco altro da offrire se non una classica piazza circondata da bianchi porticati coloniali, una chiesetta e poche case attorno. E’ proprio il caso di dire che quello che conta non è la meta ma la strada per arrivarci. La strada da Cachi a Salta è asfaltata. Passa attraverso il parco dei cardones.  La strada prosegue salendo per vaste piane dove ogni tanto passano branchi di guanachi. All’improvviso ci si rende conto di essere giunti ad un passo a 3600 metri di quota e si scende di 2000 m in brevissimo tempo su strada in sterrato attraverso valli ripidissime con cascate e paesaggi di alta quota veramente impressionanti. Si giunge poi a Salta .

plaza-9-de-julio-cachi
plaza-9-de-julio-cachi

Da Salta verso Nord avendo solo 2 giorni io consiglierei:

giungere a PurmamarcaCerro de los Siete Colores  e raggiungere il lago salato Salar Grande che è abbastanza simile al Salar de UYUNI in Bolivia. In due giorni si può fare in quanto le strade da Salta sono ottime.

jujui

 La strada per arrivarci si inerpica tutta curve su ripidi versanti coperti di foresta. Alberi enormi pieni di epifite. Voglio visitare il museo di archeologia dove sono conservati alcuni crani allungati ma è chiuso per restauri. La cittadina non è un granché ma sembra molto vivibile. Andiamo alla ricerca della più grande miniera di ferro del Sud America ma non riusciamo proprio a trovarla. Allora andiamo a vedere un laghetto di alta quota (credo 3000). La strada per arrivarci è ripidissima, in sterrato. La prima parte passa tra una serie di villette dagli stili architettonici più disparati (da ville razionaliste a chalet di legno) con giardini molto curati. Il laghetto è un’oasi di pace Ci sediamo sulla terrazza dell’unico bar a bere qualche cosa. Una signora argentina di origine serba che parla italiano piuttosto bene discorre a lungo con noi. Scendiamo in città e compriamo alcune cinture in un negozio molto carino. La proprietaria, di lontane origini friulane, non sa ormai una parola di italiano, ma visto che parlo un po’ di spagnolo mi attacca un bottone incredibile. Alla fine ci da i suoi numeri di telefono perché di qualunque cosa dovessimo avere bisogno in caso di emergenza la contattiamo. Gironzoliamo in centro alla ricerca dei due ristoranti che ci hanno consigliato ma il primo (che per combinazione è quello dove abbiamo mangiato qualche empanadas a mezzo giorno) è chiuso, l’altro non è ancora aperto (apre tra tre quarti d’ora) chiediamo se possiamo aspettare nel locale perché la strada è buia e poco frequentata e ci dicono che non è possibile. Così ce ne andiamo. Quasi davanti al nostro albergo entriamo in una pizzeria dove mangiamo una pizza eccezionalmente buona, croccante ricchissima di formaggio.

tessitore-argentina
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da Jujuy verso Nord Tappa a Purmamarca

 Da Jujuy verso Nord Tappa a Purmamarca per andare a vedere la montagna dei 7 colori. In realtà il paesino in adobe con popolazione indigena andina è molto carino e le vie pedonali sono piene di negozi e bancarelle che vendono souvenir, oggetti di artigianato e maglioncini di ogni tipo. Una festa di colori, quà si incontrano centinaia di turisti

La montagna poi ha dell’incredibile perché sembra veramente una tavolozza colorata, ideale sarebbe visitarla alla mattina presto o al tramonto, ma anche alle 11 di mattina i colori sono molto ben definiti.

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Proseguiamo per Tilcara.

 

TILCARA, altro paesino in adobe molto carino e con negozi coloratissimi. Volevamo visitare il museo archeologico dove a Jujuy ci hanno detto che si sarebbero potuti vedere i teschi allungati che non abbiamo potuto vedere la, ma oggi ci sono le elezioni ed è tutto chiuso. Proseguiamo verso nord ed entriamo nella chiesetta tutta bianca di Urquia? dove ci sono quadri del 600 che rappresentano angeli armati di tutto punto come guerrieri (a dire il vero sembra che siano stati presi i quadri dei guerrieri spagnoli dell’epoca e vi siano state aggiunte le ali) Proseguiamo ancora fino Huamamarca dove raggiungiamo il nostro hotel. In realtà si tratta di un gruppo di casette di adobe che sono state trasformate in camere con bagno molto carine ed arredate con gusto

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auto abbandonata in Argentina
3 donne in Argentina

Decidiamo di proseguire verso Nord per vedere la laguna di Pozuelos Popolata di fenicotteri. Percorriamo una cinquantina di km poi a Tre Cruces . Dato che abbiamo ancora buona parte del pomeriggio a disposizione tornati a Huamamarca ci dirigiamo verso i monti di Serrania de Hornocal. Percorriamo 25 km di sterrato in salita molto ripida e tortuosa, dapprima in una valle di cactus stupendi ed enormi poi a mano a mano che si sale in una di erbe gialle fino a raggiungere un belvedere a 4350m da dove si vede una parete rocciosa pieghettata a dente di sega di strisce bianche rosse verdi gialle beige viola. Se le montagne attorno a Purmamarca già ci avevano sorpresi queste sono decisamente più pittoresche. Nonostante la pastiglia per il mal di altitudine Gian non si sente molto bene,  e riesco a comprare un pacchetto di caramelle dall’unico banchetto presente. Aspettiamo un po’ perché i colori a mano a mano che si avvicina la sera diventano sempre più intensi. Scendiamo di nuovo in paese. Facciamo un giretto tra vicoli e scalinate fino all’ora di cena quando mangiamo piuttosto bene da Pacha Macka. Carne gustosissima con patate andine (che hanno tutti i colori possibili ed immaginabili ma sono grandi come uova di quaglia  rotonde e gustosissime) Finiamo con dolci classici del luogo un po’ troppo dolci. Decidiamo di fermarci una notte in più per poter raggiungere la laguna dei fenicotteri il giorno dopo.

cerro colorato in Argentina con bandiera

tilcara

Torniamo a Tilcara per vedere il museo archeologico, ma anche se ci sono alcuni vasi molto belli, i teschi non ci sono. Chiediamo spiegazioni al custode del museo storico confinante (perché il guardiano del museo archeologico non sapeva nulla) e ci spiega che dato che è proibito esporre resti umani nei musei, i teschi sono stati rimandati nel luogo del ritrovamento. Chiediamo dove, e ci dice San Pedro de Atacama, però può darsi che siano a Huamamarca. Ci dirigiamo a nord per vedere la laguna di Pozuelos. C’è una strada molto più corta (50 km di sterrato) che parte da Abra Pampa (dalla 9 che è l’unica strada asfaltata) ma ci dicono che è in cattivo stato sia all’ufficio del turismo di Huama che ad un distributore ad Abra Pampa. Dobbiamo così percorrere un 50 km in più sulla 9 fino a La Intermedia e di qui prendere la strada in sterrato che raggiunge il lato nord della laguna. La strada di inerpica su alcune montagne fino a 4350 mt poi ridiscende. La zona è completamente deserta, se si eccettua la presenza di bellissimi cactus testa di vecchio (con i capelli bianchi lunghi) e di parecchie mandrie di lama e di Vigogne. Non c’è nulla, ma nel nulla lungo la sterrata lunga una 40ina di km vediamo ben 4 scuole. Dove siano i bambini non ne abbiamo idea. La strada ogni tanto si biforca e non ci sono cartelli, così un paio di volte ne scegliamo una a caso. Una di queste è sbarrata da un guado che per la nostra auto è impossibile così torniamo indietro. Comunque raggiungiamo la laguna, o meglio la vediamo dalla strada che la costeggia alla distanza di un paio di km. Chiediamo indicazioni infilandoci nel cortile di una casa e ci mandano sul lato sud della laguna dove c’è un ranger che ci spiega come raggiungere la laguna (7 km in auto+ 3 km a piedi). Qui vediamo moltissimi uccelli tra i quali i fenicotteri, ma appena ci avviciniamo volano via. Mentre ci avviciniamo riusciamo ad essere molto vicini ad alcuni branchi di Vigogne selvatiche. Il paesaggio attorno alla laguna è costituito da una sconfinata pianura desertica con appena un velo di erba gialla secca (assomiglia molto ad una zerbino di quelli di fibra vegetale) A nord si intravvede in lontananza una catena montuosa che segna il confine con la Bolivia ad Ovest una serie di vulcani incappucciati di neve che segnano il confine con il Cile. Il paesaggio è surreale e alla laguna ci siamo solo noi (e le vigogne). Ritorniamo poi a Huamamaca seguendo la strada più breve (quella che ci avevano detto che non era percorribile ma che invece è in ottimo stato) e risparmiamo un sacco di tempo. Per strada ci godiamo i colori che assumono le montagne al tramonto. Ceniamo nello stesso ristorante della sera prima ma questa volta ci vogliono 2 ore e siamo stanchi

verso il cile passando da Purmamarca

 

 

 

 

 

 Partiamo alla volta del Cile. . Proviamo a passare da Purmamarca ma anche qui le cose non cambiano. Meno male che abbiamo già visto le rocce colorate l’altro giorno perché a causa di una caduta termica la valle è piena di nebbia e si vede poco. Appena ci alziamo di quota il cielo torna terso. Saliamo di quota rapidamente sempre tra paesaggi spettacolari e rocce sempre diverse e coloratissime. Superiamo alcuni passi di 4300 metri poi scendiamo al Salar Grande. Il salar è gestito da una cooperativa di indigeni che oltre  a raccogliere il sale gestisce il flusso dei turisti. La strada attraversa il salar da est ad ovest ed è in rilevato di un paio di metri , questo permettere di evitare che venga sommersa con le piogge di novembre dicembre. Lungo la strada ci sono due o tre piazzole dove ogni comunità indigena allestisce i propri banchetti di sale ove vendere souvenir. Per l’equivalente di 6 euro, una guida ci apre una catena che da accesso al salar, sale sulla nostra auto e ci accompagna a vedere le vasche dove viene raccolto il sale di prima qualità (quello per uso alimentare). Le vasche sono piene di acqua di un turchese stupendo. Poi ci spiega che il sale di seconda qualità viene raccolto con una ruspa sulla superficie grattando solo i 5mm più superficiali ed il suo uso è riservato alla zootecnica. Il sale viene anche raccolto in blocchi, spezzandolo lungo le suture degli esagoni naturali che si formano                                                                                                                                  per evaporazione. Questi blocchi sono riservati alle costruzioni. La guida ci porta poi a vedere i cosiddetti occhi. Si tratta di fori naturali causati dalla presenza di sorgenti sotterranee. La presenza di acido carbonico, di origine vulcanica impedisce al sale di cristallizzarsi. In queste pozze l’acqua è limpidissima ed azzurra. Le zone limitrofe sono però molto fragili e costellate di piccoli buchi pieni di acqua; per questo motivo la guida ci fa camminare in fila indiana.

Proseguiamo per altri passi ed altri salar fino al passo de Jama che segna il confine tra Argentina e Cile.