Namibia Botswana 2022

Ad agosto, dove passare 30 giorni in tranquillità?

Anche quest’anno per agosto ci siamo posti la domanda: dove passare un mese in completa tranquillità e lontano da (eventuali) contagi? Dove poter scattare ottime fotografie viaggiando da soli e in sicurezza? Così abbiamo pensato di ripercorrere il viaggio del 2017, ma con qualche piccola variante nel nord della Namibia e in Botswana. Causa il costo elevato del volo aereo (1.200€ a testa + assicurazioni varie) e dell’eventuale 4X4, che variava dai 2.000€ ai 2.700€ abbiamo volato con il volo di linea della Swiss Air e noleggiato con la Hertz un Toyota HILUX 4×2 al costo di 1.050€ comprese tutte le assicurazioni. 

Nel caso avessimo avuto bisogno del 4×4 avremmo preso in considerazione il classico “tour di 1 giorno” all’interno di un parco a circa 100€ a testa.

Il problema più grosso quando si vola è il peso del bagaglio. Per queste tratte il limite per noi più critico, non è quello dei 23kg relativo al bagaglio in stiva, ma i “solo” 7kg di bagaglio a mano. Abbiamo volato con la Swiss Air, e ci siamo trovati benissimo, voli puntuali, cibo buono, buon confort a bordo, e “gentilmente” non hanno controllato il peso del bagaglio a mano, che consisteva di una borsa fotografica da 7kg + una tracolla con tutto quello che eccedeva i 7kg, cioè la seconda fotocamera, le batterie etc. Quest’anno avevo anche una GoPro e il drone (Dji Mini2), purtroppo quest’ultimo l’ho usato poco in quanto nei parchi è vietato e Ale è molto rispettosa delle regole locali. (più che altro temeva che mi sequestrassero il drone).

ALLA DOMANDA : PERCHÉ UN VIAGGIO DI 30 GIORNI RISPONDIAMO ANCHE

Un viaggio di 30 giorni è indicato e improntato alla ricerca di idee per un eventuale workshop FOTOGRAFICO, e di come rapportarci con i partecipanti. Per tutto il viaggio abbiamo messo in dubbio e verificato ogni idea di spostamento e quello che avremmo desiderato fare, nel caso ne fossimo stati i partecipanti al workshop. Abbiamo anche dovuto desistere da alcuni percorsi, in quanto non avevamo il 4×4, anche se non è obbligatorio avere un 4×4 in Namibia è fortemente consigliabile per percorrere tutte le strade fuori dai percorsi “turistici”. In ogni caso il Nord (oltre Grootfontain)  non ha strade facilmente percorribili.

Da Milano a Johannesburg e Gaborone

4 agosto giovedì (giorno 1)

Partiamo da Milano il 3 agosto alla sera e dopo uno scalo a Zurigo atterriamo a Johannesburg alla 9,30 di mattina (12 ore di volo) e andiamo subito alla Hertz a vedere l’esatto modello di auto che abbiamo noleggiato. Sulla prenotazione avevamo scritto: 2 posti 4 bagagli, abbiamo trovato un cabinato con 2 posti secchi (non ci stava nulla oltre a noi due e allo zaino di Ale con le sue fotocamere), ma il cassone era coperto e ampio. Le ruote erano di un modello per 4×4 (rinforzate) e quindi adatte allo sterrato. In Namibia e Botswana si riveleranno utili. D’altronde per 1.000€ siamo stati contenti del mezzo noleggiato: era comodo e consumava poco. Purtroppo quest’anno il diesel, per tutto il viaggio, costava poco meno che in Italia, nel 2017 era circa 0,70 cent., quest’anno circa 1,40 euro.

Nell’attesa del ritiro dell’auto abbiamo prenotato la prima notte in Botswana a Gaborone che era a solo 350km dall’aeroporto, quindi, avendo già il pieno non ci siamo preoccupati di cambiare Euro/Rand, ma al casello dell’autostrada non ci accettano la Visa, solo contanti o loro carta di credito. Per fortuna una signora sudafricana, molto gentile paga per noi e ci toglie dagli impicci.

Alle 13.00 ci fermiamo in autogrill per un’ottima colazione da Wimpy e preleviamo all’ATM all’interno del locale.

Attraversiamo la frontiera alle 18,30 con le solite procedure macchinose (bisogna accedere a 4 sportelli diversi, e non sempre con una logica europea) e poi fermarsi per disinfettare le scarpe, ma non abbiamo nessun problema con le procedure, e all’uscita ci aspettava un tramonto da favola che ci salutava per la prima volta dal nostro arrivo in Africa.

Arriviamo al resort che è già buio pesto (alle 18.00 tramonta il sole e in 30 minuti è notte fonda) ma lo troviamo solo dopo aver chiesto lungo la strada indicazioni a due ragazzine gentilissime ed abbastanza precise.

Prenotando di giorno in giorno non sempre le indicazioni dei vari siti sono precise e purtroppo non avevamo ancora la sim telefonica del Botswana non potevamo chiamare la struttura prescelta.

Ceniamo in un centro commerciale da Spur (una catena di fast food/ristoranti di qualità) e mangiamo bene, con l’occasione fotografiamo i ragazzi che lavorano nel ristorante, essendo notte le foto non saranno una meraviglia ma ci siamo divertiti con loro in quanto si mettevano in posa nei modi più assurdi e ridevano come dei pazzi quando gli facevamo vedere le foto scattate. Ottimo inizio!

Gaborone e Riserva Naturale di Mokolodi

5 agosto venerdì (giorno 2)

Giornata dedicata ad organizzarci in Gaborone. Per prima cosa acquistiamo dei sacchi della spazzatura per proteggere i bagagli dalla polvere che incontreremo durante i frequenti sterrati, poi acqua e carta igienica, qualche biscotto e frutta per affrontare il Kalahari, giusto per avere delle scorte di cibo.

Questa volta cambiamo gli euro in Pula in banca e compriamo una sim del Botswana (ma non possiamo usarla perché (dopo un giorno) un messaggio ci comunica che non abbiamo credito) in realtà la tipa del negozio dovrebbe averla ricaricata ma ce ne accorgiamo solo il giorno successivo, quando proviamo ad usare Internet e ci troviamo a 300km di distanza. Dopo Gaborone non troviamo più negozi di telefonia della compagnia della sim per chiedere assistenza. In ogni caso quando chiediamo informazioni lungo il percorso, troviamo sempre persone gentili e pronte ad aiutarci.

Alla mattina cerchiamo anche l’ufficio informazioni, e solo dopo aver chiesto a tutti i passanti e vagato per la città lo troviamo in un palazzo al primo piano in centro (Ale sostiene che era un ministero del turismo/viabilità). Qui si fanno in 4 per darci informazioni sulla percorribilità delle strade per arrivare in Namibia attraverso il Kalahari. Sono gentili e chiamano una loro guida per sapere se poteva accompagnarci con il 4×4 nel Khutse Game Reserve, (purtroppo era già impegnato), così giriamo per la città (il centro è una via con banchetti che vendono vestiti, scarpe e cibo e belle collane e braccialetti, consigliato comperare qui, dopo sarà difficile trovare qualcosa, nei paesi lungo il percorso i turisti non si fermano e quindi non si trova nulla). Gaborone non è una “città per turisti” ma è semplice e pulita e carina da visitare per chi “ha tempo”.

Dopo pranzo andiamo alla Riserva Naturale di Mokolodi dove facciamo una visita al centro di riabilitazione degli avvoltoi ed al rettilario. È molto interessante, specialmente quando la guida ci spiega che tipo di serpenti incontreremo durante il viaggio, quanto sono pericolosi e come comportarci (per fortuna non li incontreremo!) Gli avvoltoi cercano di sfilarci i lacci delle scarpe e il ragazzo ci spiega che li scambiano per i tendini degli animali che sono abituati a mangiare. Una visita semplice ma bella e istruttiva, in fondo siamo all’inizio del viaggio e ci prendiamo il tempo per riposarci e fare le cose con relax. Alla sera facciamo un game drive di 2 ore con guida, ma vediamo pochino, ma non è male. Visti i prezzi del menù decidiamo di cenare nel ristorante della riserva che è veramente magnifico, si mangia al lume di candela, servizio top. Un grande tetto di erba tradizionale stile roundavell e cena ottima, caratteristica del locale è la loro zebra che si avvicina ai tavoli per farsi fotografare.

da Gaborone a Kang

6 agosto sabato (giorno 3)

Trasferimento da Gaborone a Kang per la strada che passa più a Nord. Paesaggio uniforme di bassa vegetazione sparsa in un terreno arido con grandi acacie spinose. Sulla strada ci sono diversi nomi di paesi, ma in realtà i paesi non ci sono, si vedono solo due o tre capanne. Neanche un bar o un posto dove comprare una bibita. Abbiamo anche provato ad andare verso Khutse Game Reserve, ma dopo 30 km di deviazione troviamo banchi di sabbia sulla strada alti 20cm, quindi scattiamo un po’ di foto e torniamo sulla strada asfaltata, Nei primi 70km al lato strada ci sono casette e attività commerciali, molto interessante è cominciare a famigliarizzare con il “casino” della vita in Africa.

Anche a Kang come in tutti i paesini incontrati nei 550km di percorso non c’è nulla da vedere, nonostante ci siano una serie notevole di vie perfettamente asfaltate e con impianto di illuminazione stradale a pannelli solari che delimitano lotti vuoti di arbusti. Anzi qui almeno ci sono due resort con il ristorante ed alcuni distributori di benzina. Vediamo un tramonto stupendo e ci accorgiamo che ovunque c’è un profumo intensissimo dovuto ad alcuni piccoli fiorellini gialli che spuntano ovunque. Alessandra finalmente usa la fotocamera per fare un po’ di ritratti, infatti dopo aver visitato il cimitero nel centro del paese ci imbattiamo nell’uscita da una partita di pallone, tutti felici di farsi fotografare da FOTOGRAFI EUROPEI (o forse era solo l’euforia della partita)

La scelta di questa strada è stata fatta in quanto volevo vedere tutto il Kalahari, non solo il deserto centrale, passare da Kang non sarà una scelta eccezionale in quanto non è interessante, non è deserto come lo intendiamo noi, è “poca roba” arbusti, alberi bassi e null’altro di affascinante, sono 2 giorni di viaggio un pò noiosi, anche se siamo riusciti a scoprire qualcosa del Botswana, che difficilmente con un tour classico si sarebbe potuto scoprire.

Da Kang a Gobabis (Namibia)

7 agosto domenica (giorno 4)

Da Kang a Gobabis (Namibia).

Attraversamento della restante parte del Kalahari. Nulla da segnalare. In frontiera nessuno ci chiede nulla circa il Test Covid, anzi nessuno ci controlla all’uscita dagli uffici della frontiera. Qui, comunque apprezziamo la gentilezza degli autisti di camion, che non ci fanno fare la coda per pagare il ticket per la macchina, cedendoci il loro posto, tanto loro sono abituati a lunghe code lente. Il resort prenotato su Booking è una quarantina di km dopo Gobabis. West Nest Goababis. E’ una stupenda fattoria/resort di lusso, che si raggiunge attraversando un’altra vera fattoria e poi si entra in un parco privato di qualche ettaro con giraffe struzzi zebre, orici e molti altri animali liberi. La costruzione è con tetto tradizionale ed anche le abitazioni sono piccole costruzioni con il tetto tradizionale. La costruzione principale oltre ad essere molto accogliente, ha una sala Bar/Pub lussuoso. A cena c’eravamo solo noi in quanto ad agosto, e con gli strascichi della pandemia, non c’erano turisti. Durante tutto il viaggio sarà sempre così: vedremo alcuni gruppi in pullman oppure 4×4 iper attrezzati di locali o Sudafricani, ma pochissimi turisti in coppia in macchina come noi. Ecco perché non abbiamo mai avuto il problema a prenotare dove dormire per il giorno successivo.

La proprietaria ha preparato la cena solo per noi, ma prima ci aveva consigliato di fare un giro a piedi per la tenuta, tanto non c’erano animali pericolosi, ottima idea per cominciare a famigliarizzare con la fauna locale e scattare un po’ di foto agli animali africani, e cosa non da poco poter avvicinarci a piedi alle zebre e giraffe!

Da Gobabis a Windhoek

8 agosto lunedì (giorno 5)

Da Gobabis a Windhoek. Partenza al mattino da Gobabis dove fotografiamo ancora l’orix, la giraffa e gli struzzi (e l’asino che faceva lo scemo a pancia all’aria davanti alla macchina in quanto Ale il giorno precedente gli aveva dato una mela).

A Windhoek compriamo una scheda telefonica ad un distributore di benzina, e Ale si mette in coda all’ ATM per prelevare contante con altri 20 Namibiani (per la scheda non vogliono carte di credito). Alla fine ci riusciamo grazie alla ragazza dello Store, che con calma e molto impegno ce la attiva, noi non ce l’avremmo mai fatta, si dovevano inserire codici ovunque! Così con Internet subito disponibile raggiungiamo il nostro B&b: carino, molto moderno e pulito, alla sera troviamo nella sala principale anche uno shooting con vari fotografi a un rapper locale, che promuoveva la sua immagine. Nel pomeriggio gironzoliamo per Windhoek per 3 ore e prenotiamo i Lodge dentro il parco di Etosha presso il centro parchi sito nella via principale Lazarett Street, qui sono tutti estremamente gentili e cordiali e ci danno parecchie informazioni sul viaggio e sul parco. Nel 2017 era tutto booked e avevamo faticato a trovare una sistemazione, quest’anno non abbiamo avuto nessun problema (pochi turisti dall’estero). Tra le cose che compriamo in città ci sono due materassini ed uno sgabellino da pic nic per le notti che passeremo in tenda a Soussevli. 

Appena ritornati in Sudafrica li rivenderemo insieme alla tenda senza rimetterci molto. Windhoek è una vera città con molti negozi carini e interessanti così ne approfittiamo per comperare un po’ di regali. Scelta obbligata, in quanto lungo tutto il viaggio sarà difficile trovare dei bei souvenir. Come città vale sicuramente una sosta di 3-4 ore, non di più, ha dei monumenti carini, ma si possono anche non visitare, e bisogna tener conto che chiudono presto, in ogni caso avendo parecchi giorni non rimpiangiamo di averci passata una buona mezza giornata, anche perché al tramonto, dal terrazzo del ristorante, abbiamo scattato qualche bella foto di Street. L’ufficio del turismo è piccolo ma troviamo un signore molto gentile che ci da molte e dettagliate informazioni, anche se si aspettava che prenotassimo da lui il giro della città, o qualche altro tour.

Sicurezza in Windhoek

Sulla sicurezza in Windhoek eravamo un po’ preoccupati in quanto avevamo capito che Windhoek è diventata una città un po’ pericolosa, sulle guide abbiamo letto: “ci sono personaggi che cercano di infastidire il turista”, ma noi non ne abbiamo avuto sentore, anche perché siamo stati nel centro città, nei centri commerciali adiacenti e alle 18.30 eravamo già al ristorante, da cui potevamo vedere anche la macchina parcheggiata, ma pensiamo che se si visitano le attrazioni principali di giorno non ci sia nessun problema. Oltretutto per la strada non c’erano più del solito di persone che chiedevano un pasto.

Da Windhoek a Mariental

9 agosto martedì (giorno 6)

Da Windhoek a Mariental

Qualche centinaio di Km di deserto un po’ più vario e arriviamo al B&B Ananadi di Mariental, molto carino con un bel giardino. Anche questa non è una tappa classica, ma solo una sosta di collegamento. La città è molto piccola ma ha un buon supermercato e alcuni concessionari di auto. Non abbiamo visto ristoranti. Nel pomeriggio siamo nel parco nazionale di Hardap-Damm, un grande lago artificiale di 80km di lunghezza dove vediamo qualche impala, orix due Cory bastards e un’aquila. Nel paradiso degli uccelli vediamo solo una ventina di struzzi lontanissimi scappare, poi 2 cormorani ed un airone. Deve essere la stagione sbagliata. Proviamo a fare delle foto agli alberi morti che escono dall’acqua, ma non verranno bene in quanto la luce era troppo forte ed eravamo in controluce. Ceniamo al Ristorante sulla diga con 3 signore tedesche e ci godiamo un tramonto rosso e viola da urlo che si riflette sul lago. Il ragazzo del ristorante ci dice che ci sono anche i rinoceronti e ci indica dove avremmo dovuti vederli, sia erano spostati molto oltre.

Da Mariental a Sossusvlei

Da Mariental a Sossusvlei

La strada fino a Maltahole è piuttosto normale, solo nell’ultimo tratto si fa molto interessante perché diventa un paesaggio montano molto simile a quelli dell’Arizona. Uno “spettacolo”: montagne bellissime, vegetazione varia, a ogni curva o dosso il paesaggio cambia. Sicuramente una zona da scoprire e da dedicare alcuni giorni facendo giri in bici. Di campeggi e lodge se ne trovano parecchi lungo la strada. Arriviamo presto al campeggio Little Sossus Campsite. La nostra piazzola ha un bagno privato con 2 lavandini, doccia e wc più un lavatoio da cucina con ripiano, naturalmente non può mancare il barbecue, una tettoia di lamiera sotto cui montare la tenda ed un impianto di illuminazione, per 33€ a notte è un ottimo prezzo. Finalmente montiamo la tenda! Al pomeriggio ci inoltriamo in una vallata tra le montagne in direzione Namib Naukluft National Park e a sorpresa raggiungiamo un produttore di vino in pieno deserto, Gian fa una degustazione di vini rossi presso Neuras Wine & Wildlife Estate, sono molto forti e liquorosi, la degustazione è servita con formaggi e frutta secca. Wow!! Sulla strada del ritorno troviamo un altro resort dove un artista originale trasforma i rottami di ferro in animali ed altre statue, ce ne saranno qualche centinaio e qui cè un resort molto frequentato da locali e Sudafricani, che vengono a fare escursioni a piedi o in 4×4. Al tramonto scattiamo un po’ di foto con la luna, poi andiamo a cena in un resort bellissimo, ma dove ci pelano per mangiare piuttosto maluccio e a menù fisso,

Sossusvlei e Deadvley

11 agosto giovedì (giorno 8)

 

Tutta la Gionata trascorsa al Sossusvlei e Deadvley. Dal campeggio in 40 minuti di sterrato arriviamo alle 6.00 per l’apertura del cancello d’ingresso al parco e tutti si scatenano a 60km orari per arrivare prima alle varie dune. Quest’anno saltiamo Duna45 e passiamo subito al lago, per avere poche persone davanti a noi e poter scattare con calma. Al pomeriggio qui fa molto caldo ed è afoso. Come al solito qui si scattano molte foto delle dune e degli alberi morti, ma quest’anno dedichiamo anche del tempo a riprendere la gente che passeggia in fondo al lago salato. Questa è una delle tappe fondamentali del viaggio e qui per la seconda volta ci facciamo sorprendere da questo ex lago, e nonostante ci siano molti gruppi di turisti, l’armonia e la tranquillità del luogo non vengono intaccati. C’è spazio per tutti, e tutti qui rispettano la natura e il prossimo. Avendo solo un’auto 4×2 acquistiamo un passaggio con il servizio navetta, veloce, pratico e economico, si paga all’ultima corsa. Pranziamo nel ristorante del campeggio dove si paga anche il fee d’ingresso del parco, e dove avevamo dormito nel 2017. Più tardi, arrivati al nostro campeggio, facciamo cena in tenda, tanto siamo stanchi e non abbiamo voglia di fare altri 40 km per andare a cercare un ristorante. In fondo il campeggio è bellissimo, la luce ottima, la temperatura mite, abbiamo una stellata super, siamo contenti. 

Ps. Il gestore del campeggio ci ha vivamente raccomandato di non lasciare le scarpe fuori della tenda in quanto gli sciacalli le rubano e le disperdono per il deserto. In ogni caso animali pericolosi qui non ce ne sono.

Da Sossusvlei a Swakopmund

12 agosto venerdì (giorno 9)

 

Da Sossusvlei a Swakopmund

Partenza prima dell’alba verso la costa e Solitaire. Finalmente inizia il viaggio con stupendi paesaggi africani e strade sterrate, infatti chi viaggia in Namibia si aspetta questo percorso, ma noi quest’anno volevamo vedere anche “altro”. Tappa d’obbligo lungo questo tragitto è gustare la torta di mele a Solitaire, una pasticceria (con benzinaio) lungo il classico percorso turistico namibiano. Purtroppo incontriamo anche il classico bus con turisti, tutti che scendono e criticano tutto quello che vedono, alcuni si lamentavano anche di noi che riprendevamo l’interno della pasticceria con la GoPro.

In questi momenti capiamo sempre di più qual è la differenza tra TURISTA e VIAGGIATORE.

Proseguiamo fino a Walvis Bay poi a Swakopmund. Prima di arrivare a Walvis attraversiamo un deserto piattissimo di sabbia e basta, ma inspiegabilmente la strada è piena di escrementi di erbivori di varie dimensioni. Posiamo le valigie a Swakopmund e facciamo un giro in centro, (che ha come sempre dei negozietti deliziosi per lo shopping) purtroppo slcuni sono chiusi, e al sabato pomeriggio (il giorno successivo) sarebbero stati tutti chiusi. Saltiamo la visita allo stupendo museo mineralogico, ma consultiamo il giornalaio/turist information in merito alle condizioni della strada per Uis. 

Lungo il mare c’è un mercatino locale (per turisti) e fotografiamo un gruppo di ragazze Himba, facciamo qualche acquisto (foto non rubata =acquisto per fare regalo) poi torniamo a Walvis per fotografare i fenicotteri al tramonto. Nel 2017 ne avevamo visti pochi, quest’anno invece il lungomare era pieno. Pranziamo divinamente al Swakopmund Brauhaus in centro (tipico ristorante/birreria tedesco ) e alla sera in un pub molto frequentato dai locali, ma non ci convince la qualità del cibo.

Costa Namibiana

13 agosto sabato (giorno 10)

 

Il giorno prima ci eravamo informati presso il centro parchi sulla percorribilità della strada da Mile 108 al parco di Brandberg e poi Uis, ma non sapevano darci informazioni utili, se non un assurdo: “provate ad andarci (100km) e poi chiedete al cancello dell’entrata del parco” (del quale (e questo è l’assurdo) loro stessi erano i gestori). Così decidiamo di dedicare la giornata a visitare questa famosissima costa, da Cape Cross passando dalla Seal Colony, fotografando il famoso relitto e l’inizio dellao Skeleton Coast park. Al cancello del parco (che chiude l’ingresso alle 15.00) scopriamo che la strada è in ottime condizioni, ma dobbiamo rientrare in quanto non abbiamo i bagagli al seguito.

Se vi fermate a fotografare il relitto incontrerete dei venditori di minerali, piccoli pezzi ma carini, interessante è stato scoprire come si sono organizzati per vendere, e anche con loro dopo che Ale ha fatto i suoi acquisti abbiamo passato 20 minuti a chiaccherare.

La parte della costa è bella, ma dopo anni di video e foto ci aspettavamo qualcosa di più, la cosa positiva e che il giorno successivo abbiamo visto un po’ della famosa “nebbia” che ricopre la costa. Il relitto è molto bello e suggestivo, ma se si viene qui solo per questo non ne vale la pena. La colonia di foche è molto interessante e “non puzza” come tutti scrivono nei blog, o perlomeno l’odore non è così fetido. Ci sono ristoranti di pesce italiani che emanano un odore peggiore. A pranzo mangiamo un ottimo club sandwich nell’hotel accanto alla colonia, bellissimo e ottimo per una sosta. Ritorniamo alla colonia e facciamo altre 200 foto. Lungo la strada troviamo decine di banchetti che espongono in vendita cristalli di sale, che vengono estratti in quantità in tutta la zona, la curiosità è che non c’è nessuno a gestirli, solo un cartellino con il prezzo: da… a ….. ed un barattolo vuoto per depositare il denaro. Naturalmente Ale ne ha presi due e per tutto il viaggio si è preoccupata di proteggerli per evitare che si rompessero. (Li abbiamo sistemati nel cassone, imballati nella carta igienica, e sospesi sopra la scatola del cibo) e sono arrivati in Italia intatti.

Da Swakopmund a Uis

14 agosto domenica (giorno 11)

 

Da Swakopmund a Uis

Ripercorriamo 60km già percorsi il giorno prima, e di nuovo ci fermiamo al relitto per le ultime foto, in quanto in tutte 3 le volte che ci siamo fermati la luce era diversa, poi finalmente viriamo verso le montagne e dopo 80km iniziamo a vedere lungo la strada numerosi banchetti che vendono minerali assortiti, non di grosso valore, ma ci fermiamo spesso in quanto sono tutti costruiti in modo diverso, con strani animali allestiti per attirare l’attenzione del turista. Sicuramente le soste che facciamo sono molto interessanti. Raggiungiamo Uis e il resort che abbiamo prenotato: è veramente carino: ingresso con un giardino di cactus, soffitto tendato, bagno senza soffitto, stanza ampia e riparo coperto per la macchina accanto alla parte esterna della camera dove si può anche mangiare. Naturalmente c’è anche l’immancabile barbecue, per 50€ abbiamo anche: una doccia di stelle.

 Nel pomeriggio visitiamo il Brandberg White lady, ma solo una piccola parte in quanto non abbiamo il 4×4, la signorina all’ingresso ci dice che con cautela si potrebbe anche percorrere il tragitto, (meglio sarebbe avere 2 macchine) ma già dopo pochi km la vista di cumuli di sabbia ci fanno desistere.  Al ritorno ci fermiamo in uno dei numerosi villaggi Himba. Anche qui vale la regola, se comperi qualcosa mi fai una foto, e noi abbiamo deciso di dare una somma solo per fotografare mezz’ora e con calma, il capo villaggio ci affida 3 ragazze Himba e una Herero. Purtroppo le foto non sono risultare eccezionali, in quanto il sole è fortissimo, e anche all’ombra i loro visi hanno ombre terribili, e poi ridono tutto il tempo quanto gli mostriamo le foto. Comunque ci divertiamo, ed è stato molto piacevole chiacchierare e ridere con loro. Dato che Uis è solo un piccolo paese, per cena ci fermiamo al Cactus caffè del nostro resort, e tutto è perfetto, come la giornata, semplice, con paesaggi molto diversi. L’incontro con gli Himba è sempre stupendo.

Da Uis a Utijo e Damaraland

15 agosto. Lunedì (giorno 13)

Da Uis a Utijo

In giornata ci muoviamo verso Twyfelfontein e la foresta pietrificata, la strada è tutta in sterrato e non ci sono molte indicazioni, per di più il navigatore GPS impazzisce e ci vuole far passare per sterrati very hard. In compenso passiamo alcune ore con paesaggi che cambiano e sono molto interessanti, una strada  consigliata anche per chi ha una semplice autovettura. Tra valli e pianure passiamo anche dallo sterrato all’asfalto impeccabile e poi di nuovo allo sterrato. Ale sostiene che questa zona è molto turistica e quindi stanno iniziando solo ora a valorizzarla. Ci fermiamo alle 12.00 per visitare un villaggio Damaras che incontriamo lungo la strada. È il tipico villaggio per turisti con persone in costume tradizionale e capanne ricostruite, ma riceviamo le spiegazioni dei loro riti, informazioni sulla realizzazione dell’artigianato e vediamo una loro danza. Sarà un’attrazione per turisti ma lo show di 30 minuti è fatto con buon gusto e ci riposiamo imparando qualcosa. Proseguiamo e visitiamo la foresta pietrificata. Si tratta di tronchi di conifere enormi, quello più lungo è di 36 metri, quello con il diametro maggiore 120cm, sono completamente silicizzati, ma conservano le caratteristiche superficiali originali. Una sosta obbligatoria, ma non eccezionale. Lungo la strada si incontrano per 20 km prima e dopo il parco decine di location private dove è possibile vedere i tronchi e probabilmente anche comperarli (nel parco è vietato raccoglierli). Abbiamo finito quasi tutti i contanti e anche qui non prendono le carte di credito, ma alla biglietteria, dopo uno sguardo severo, ci fanno il biglietto come se fossimo Namibiani, a un costo molto ridotto!

Proseguiamo per Utjo con un paesaggio molto vario e arriviamo verso sera, con i negozi già tutti chiusi, qui chiudono alle 18.00 in punto, peccato perché ci sono un bel negozio di artigianato e uno con minerali. Ma il povero turista che tutto il giorno è in giro, come fa ad acquistare qualcosa in Namibia?

A Outjo abbiamo il Lodge in un parco privato che non ha più animali a causa di un incendio avvenuto lo scorso anno, la vegetazione è rinata ma per gli animali devono trovare i fondi per ricomperarli. La camera è un bungalow piuttosto carino e “classico”, ma con la scusa che sono “green” per la corrente alla sera si usano le batterie dei pannelli solari (piccole) che si scaricano subito e restiamo al buio: non si possono caricare telefoni, macchine fotografiche e computer. Ceniamo in resort con enormi gustose bistecche alla griglia (300gr reali!), zucche ripiene, patate fritte, insalata mista per una cifra ragionevolissima.

Etosha (giorno 1)

16 agosto martedì (giorno 14)

Partenza alle 5.20 da Outjo per la prima intera giornata dedicata alla visita della parte occidentale del parco di Etosha entrando da Anderson’s Gate alle prime luci del mattino (aprono alle 06.00) e per fortuna non cè la coda per pagare il fee di entrataCi vuole un’ora di viaggio per arrivare all’ingresso e nel frattempo si vede l’alba comparire, uno spettacolo. Prendiamo la strada interna verso East e arriviamo oltre Dolomite Camp (sicuramente il Resort più bello) ed usciamo da Galton Gate, la porta più occidentale. Per arrivare a Outjo percorriamo 223km al di fuori del parco, non di qualità, ma essendo le 16.00 non saremmo riusciti a ritornare nel parco e raggiungere la porta principale in tempo per la chiusura. In tutta la giornata vediamo pochissimi animali, anche alla pozza di Dolomite dove nel 2017 c’era una ressa incredibile di giraffe ed elefanti, ci sono soltanto qualche impala e poche zebre. Arriviamo alle 16.10 a Outjo (con i negozi chiusi) e mangiamo una ottima pizza (non ci sono alternative alla pizza) nel locale che si trova sopra la pasticceria Outjo Bakkery, che fa anche da Pub ed ha anche un bigliardo. Uscendo facciamo quattro chiacchere con chi era seduto al bancone del pub, facendoci reciprocamente i complimenti su Namibia e Italia. Dobbiamo riconoscere che anche senza sapere come mai, riusciamo sempre a chiacchierare con i locali, che sono sempre curiosi di avere notizie dell’Italia e di sapere come ci troviamo nella loro nazione, e noi ne approfittiamo per aver notizie su come si vive in Namibia nel 2022. Dato che siamo sempre entusiasti l’amicizia è scontata.

Etosha - Okaukuejo

17 agosto. Mercoledì (giorno 15)

Da Outjo a Etosha

Partiamo alle 5.20 con i nostri bagagli da Outjo per rimanere 3 giorni all’interno del parco di Etosha. Ogni notte qui ci costerà circa 200€ e per mangiare bisogna accontentarsi del self service del lodge, che a Okaukuejo non è il massimo. La camera è bella, come la location, ma vedremo di meglio. Giriamo tutto il giorno nella parte centrale di Etosha in quanto dormiamo ad Okaukuejo  Vediamo vari erbivori, ma neanche un elefante. Nel 2017 era pieno. Ceniamo nell’accampamento ed al tramonto siamo premiati con l’arrivo di 5 enormi elefanti maschi nella pozza illuminata dietro all’accampamento. Esiste anche una web cam che la riprende ed è visibile su Internet.

Etosha - Halali

18 agosto. Giovedì (giorno 16)

Partiamo presto da Okaukuejo con i bagagli e facciamo una serie di deviazioni dalla strada verso il Campo Halali. Di prima mattina vediamo bene una Iena, poi un rinoceronte con il piccolo, che da lontanissimi si avvicinano fino ad attraversare la strada davanti alla macchina. Questi sono i momenti più belli del safari, noi due e il rinoceronte che ti passa accanto, e tutto attorno il silenzio. Ad una pozza vediamo d’improvviso un leopardo che ci si avvicina sempre di più (per un attimo ho pensato di chiudere il finestrino), ci passa davanti alla macchina e ci degna di un veloce sguardo! Sempre vicino ad Halali troviamo una pozza con centinaia e centinaia di impala zebre e gnu. Arrivati ad Halali verso le 14.00 ci sistemiamo e riprendiamo il giro di esplorazione, la camera anche qui è perfetta. Non vediamo un gran che e le strade sono di “vero” sterrato. Siamo un po’ delusi, ma ci spiegano che quest’anno nella parte occidentale del parco non ha piovuto e che tutti gli animali si sono spostati a Est. In verità già a Windhoek ci avevano detto la stessa cosa, ma forti del ricordo del nostro viaggio nel 2017 non avevamo dato peso all’informazione. Verso il tramonto rientriamo nell’accampamento ed andiamo alla pozza di Moringa, molto bella in quanto la si può ammirare dall’alto di una collinetta rocciosa attrezzata con panchine e si può godere anche il tramonto che è molto bello. Per primo arriva un rinoceronte, poi uno sciacallo e quindi un secondo rinoceronte. Quando vanno via andiamo via anche noi, ma sentendo un forte ruggito/barrito (su cosa fosse, tra i presenti non c’era accordo) torniamo alla pozza dove è arrivato un elefante. Qui incontriamo due simpatici milanesi con cui ceniamo e condividiamo le nostre esperienze di viaggio. Risultato: i soldi per i viaggi sono quelli spesi meglio.

Etosha da Halali a Namutoni

19 agosto venerdì (giorno 17)

Da Halali a Mamutoni

Di prima mattina avvistiamo finalmente un branco di 5 grossi elefanti maschi che arrivano dalla pianura e si dirigono verso il pan, abbiamo tempo e la fortuna di fotografarli frontalmente senza la vegetazione dietro di loro, quindi vediamo un leone solitario, in seguito un branco di leonesse (6) sotto un albero in prossimità di una pozza piena di gazzelle, gnu, giraffe: grandissimi branchi di ogni animale, (la cena ideale delle leonesse). Alla sera avvistiamo un’aquila di Marshal su un albero vicino alla strada e da esperta modella non si sposta al nostro arrivo, così possiamo fotografarla da vicino. Mentre arriviamo al lodge proviamo a vedere se ad una pozza ci sono animali e dove mezz’ora prima non c’era nulla avvistiamo tre grossi branchi composti ognuno da almeno 25 elefantesse con molti piccoli che si salutano e si alternano alla pozza. Ci fa ridere il comportamento di un elefante adulto maschio che si diverte a fare le bolle con la proboscide sott’acqua.

Come al solito gli animali escono all’imbrunire (circa alle 17.00) e quindi si ha poco tempo per fotografarli, in quanto le porte del lodge chiudono alle 18.00. Ci godiamo uno stupendo tramonto alla pozza di Mamutoni dall’alto della torre del forte, da dove si domina tutta la savana, e in lontananza si vedono gruppi di elefanti e gnu vagare in direzione delle pozze. Qui a Mamutoni la cena è semplice ma onesta, mangiamo all’aperto ma incomincia a fare fresco, la camera è stupenda e ampia con un bagno di design.

Da Mamutoni Camp a Divundu

20 agosto sabato (giorno 18)

Da Mamutoni a Divundu.

Alla partenza da Mamutoni e nella prima pozza fuori dal parco vediamo due iene. Subito dopo per strada alcune giraffe e numerosi elefanti. Iniziamo il viaggio verso la striscia del Caprivi per raggiungere il Botswana. La strada fino a Rundu è un po’ noiosa ma ben asfaltata. Ci fermiamo a Rundu per fare il tampone necessario per entrare il giorno successivo in Botswana, ma arriviamo alle 13,10 e scopriamo che il laboratorio chiudeva alle 13 perché è sabato. Abbiamo corso il rischio di dover rimandare l’attraversamento della frontiera fino al lunedì’, ma una farmacista gentile ha telefonato al laboratorio e li ha fatti aspettare per eseguire il tampone. Il costo ci è sembrato un po’ esagerato ma non avevamo altra scelta, anche se poi alla frontiera qualsiasi documento fatto in Italia sarebbe andato bene.

Rundu è una vera città con una bolgia di macchine e negozi infernale. È una città viva e non sarebbe stato male fermarci per scattare un po’ di foto di Street. Anche lungo la strada ci saremmo fermati se non avessimo già prenotato per dormire a Divundu e il tragitto è lungo. Il paesaggio è piatto ma si incontrano centinaia di piccoli insediamenti carini e ben tenuti, le persone che camminano lungo la strada sono ottimi soggetti da fotografare. Ale si scatena con il suo tele 100-400mm a fotografarli mentre io guido a 120km/h e pensiamo che non sarebbe stato male passare alcuni giorni in questa striscia del Caprivi per dedicarci solo alla fotografia di Street e di reportage sulla vita in questa gente, oltretutto la luce è molto bella.

Divundu è una città molto piccola ma è sita all’incrocio della strada che percorre sia chi va in Zimbabwe sia chi taglia per Maun. Qui fotografiamo alcuni alberi particolarmente belli tra i quali un baobab enorme. Il lodge è carino (rispetto allo standard del posto) dove non sembra esserci nulla. Siamo i soli turisti in quanto causa Covid non hanno prenotazioni. Mangiamo due pizze che ci vengono fatte aspettare un’ora, essendo gli unici clienti hanno acceso per noi il forno a legna, ma non si sono preoccupati di dircelo. Però sono tutti talmente gentili che non ci arrabbiamo. La cameriera ha un viso bellissimo e le chiediamo il permesso di fotografarla. Chiacchieriamo con il padrone del lodge che si rivela disperato, in quanto mantenere una struttura senza gente non è possibile. Questo problema lo rileviamo durante tutto il viaggio, siamo quasi sempre i soli turisti, e tutti ci confermano che dall’estero nessuno prenota se non con pacchetti tutto compreso di viaggi organizzati. Secondo il gestore molti stranieri hanno paura del Covid, quindi non si fidano a prenotare. Le informazioni sulle varie situazioni sanitarie sono poco dettagliate.

Da Divundu a Kazane (Botswana)

21 agosto domenica (giorno 19)

Da Divundu a Kazane

Altri 100 km lungo il Caprivi per arrivare al confine con il Botswana, normalmente si devia molto prima per passare da Maun, e vedere il parco di Moreni, che avevamo visto nel 2017. Lungo buona parte del Caprivi abbiamo ascoltato una radio Angolana, con musica da urlo e jazz superbo. Ci siamo stupiti della qualità di quel sound, e per fortuna per parecchie ore ci siamo deliziati con la musica, così il percorrere centinaia di km su asfalto non ci è pesato. Continua ad essere molto interessante per Alessandra fotografare la gente per strada, mentre io guido. Le formalità alla frontiera sono le solite, e notiamo che avere informazioni dai camionisti in coda sulla vita nella loro nazione è diventata un’abitudine. In fondo sono persone semplici e ti raccontano la vera situazione del loro paese di origine, tenendo conto che in un nostro futuro viaggio in quei luoghi noi saremmo dei “turisti” e quindi sono molto precisi nelle informazioni che ci danno.

Arriviamo al lodge in Kazunkula, non lontano da Kazane (ma chissà chi è che si è inventato questi nomi inquietanti?) alle 13.00 e tramite la reception ci trovano subito un fixer che ci organizza nel giro di 30 minuti il giro in barca al tramonto (dalle 15.00 alle 18.00). La barca è quella classica e il giro è quello standard, avvistiamo qualche animale ma molto meno che nel 2001 o nel 2017, ma il tramonto è sempre bellissimo. (mentre il giorno successivo vediamo dalla terra ferma moltissimi animali lungo le rive del fiume. Peccato!). Ci organizziamo con il fixer che ci organizza un game drive con lui nel parco per il giorno successivo, costo 250$ per tutti e due, dalle 8.00 alle 17.00. Stanchi andiamo a cena da Nandos e nel buio più assoluto torniamo a dormire, guidare qui non è semplice, non c’è luce, e i pedoni e le gazzelle sono lungo la strada.

Kazane. Game drive in Chobe

22 agosto lunedì (giorno 20)

Kazane. Game drive in Chobe

Killer (questo è il suo nome) puntualissimo ci viene a prendere con il suo mezzo da safari, e scopriamo che il mezzo è suo ed è una guida con 20 anni di esperienza, avendo anche lavorato 8 anni per Pangolin. Nel 2017 avevamo visto il parco di Sedudu con il nostro 4×4, ma qui non ci sono strade, e spesso si viaggia in 30cm di sabbia. Questo inconveniente ci ha però dato modo di conoscere Killer, ed essendo i soli clienti della giornata, abbiamo avuto la possibilità di conoscerlo al meglio, in quanto abbiamo chiacchierato tutto il giorno in un ottimo inglese (il suo). Con la guida è più facile avvistare i felini, in quanto le guide conoscono le zone esatte dove passano tutto il tempo a dormire durante il giorno, infatti dopo 1 ora vediamo un gruppo di parecchie leonesse con i cuccioli e, grazie alla presenza della guida possiamo avvicinarci a pochi metri. Dopo colazione vediamo anche una marea di branchi di elefanti. Più tardi altri leoni. Il paesaggio nel parco è stupendo e facciamo parecchie deviazioni con viste sul fiume Chobe orlato di spiagge piene di ippopotami e elefanti ed ogni sorta di gazzelle, antilopi, e bufali, per non parlare della quantità di volatili. Grazie alla competenza della guida possiamo scattare nelle condizioni migliori, in quanto si posiziona sempre perfettamente per permetterci di scattare senza avere la luce di fronte e senza piante (per quanto possibile) o arbusti tra noi e gli animali. Come al solito, nei parchi dove non si può scendere dall’auto, in quanto c’è la possibilità di incontrare un leone o leopardo, il pranzo e le colazioni si fanno a 20 minuti di macchina dopo l’ultimo avvistamento in piena tranquillità. Anche le zone picnic attrezzate non sempre sono recintate! Ci fermiamo per consumare la nostra lunch box su di un’altura sopraelevata in un ansa del fiume, all’ombra di una maestosa acacia ad ombrello. Seduti ognuno sulla propria pietra ammiriamo un panorama maestoso. Dopo un po’ la nostra guida si mette a ridere ed esordisce dicendo: “Non sapete cosa mi è capitato proprio qui sotto quest’albero il mese scorso!!! Stavamo mangiando ed ad un certo punto vediamo colare del sangue sul nostro cibo! Abbiamo alzato lo sguardo e pensate un po’!!! C’era un leopardo che si era portato una gazzella sull’albero per mangiarsela in santa pace!!!! Noi mangiavamo di sotto… e lui di sopra!!!” Aggiungendo subito dopo (avendo colto un po’ di preoccupazione nel nostro sguardo): “Comunque adesso ho guardato, e non dovrebbe esserci”

Da Kazane a Nata

23 agosto martedì (giorno 21)

Da Kazane a Nata.

Iniziamo a discendere verso il Sudafrica e la prima tappa sarà Nata. Nel prenotare la notte siamo molto indecisi sul lodge e ne scegliamo uno dove le recensioni non sono ottime ma ci incuriosisce la descrizione: “lodge di lusso, ma ora decadente e surreale”. La strada è piatta e monotona, ma a metà percorso notiamo immense coltivazioni di vegetali in stile “monocoltura USA”. Fa effetto passare dal deserto a una zona perfettamente coltivata e passare dal grigio del deserto al verde squillante delle coltivazioni. In seguito ci viene spiegato che una società cinese ha acquistato i terreni ed organizzato la coltivazione. Alle 13.00 arriviamo al Lodge e ci sembra di entrare in quei luoghi che fotografiamo e definiamo “abandoned”. Entriamo attraverso un grande viale senza nessuno per strada, però la camera è grande e pulita, e le strutture che costeggiano i viali sono molto originali e molto kitsch, anche se in decadenza, direi una tappa “originale”. Essendo arrivati presto facciamo un giro in paese (un supermercato, un benzinaio e 30 case circa), compriamo qualcosa al supermercato per cena ma non c’è altro che cibo spazzatura. Nel pomeriggio riusciamo a far visita al Bird Sanctuari (Makadikadi pans) accompagnati per 2 ore da un ragazzo locale, che ci aiuta a seguire la strada migliore (per non insabbiarci) e arrivare nella zona dove si trovano i pellicani e le gru, in quanto si spostano in base al vento, (e da soli non li avremmo mai trovati). La guida ci dice che la settimana prima era tutto allagato e che il periodo migliore per l’osservazione degli uccelli va da giugno a luglio. Spettacolo unico, in quanto avvistiamo una ventina di pellicani bianchi. Scattiamo giusto qualche foto e poi spariscono. Nel parco ci sono anche branchi di gnu e fotografarli mentre viaggiano nella polvere è stupendo. Ci fermiamo fino alle 17.45 per ammirare un tramonto da urlo, e seguendo la strada principale arriviamo giusti alle 18.00 per uscire dal parco. Durante il tramonto chiacchieriamo con due ragazzi italiani aggregati ad un “classico” tour in pullman, però erano solo in 9 e quindi si trovavano bene, In ogni caso erano interessati ad avere informazioni su come sia viaggiare da soli, (per un loro prossimo viaggio).

Da Nata a Martinez (Sud Africa)

24 agosto mercoledì (giorno 22)

 

Da Nata a Martinez (Sud Africa)

Viaggiamo tutto il giorno alla volta di Martin Drift (il confine) sul fiume Limpopò (anche qui la toponomastica…. Al di là dei coccodrilli voi il bagno in un fiume così lo fareste?). Qui praticamente quasi nessuna formalità da sbrigare. Ci fermiamo a sud di Palapye per visitare il Sito della vecchia Palapye distrutta a fine 800. Rimangono i resti della chiesa in mattoni rossi e la parte bassa delle mura di parecchie case. La storia della vecchia Palapye è interessante e la visita pure, in ogni caso non merita una deviazione sul proprio percorso, ma per noi che dobbiamo comunque passare li vicino è anche l’occasione per una “pausa pranzo e relax”. Ne siamo stati contenti anche perché è stata la prima volta che vediamo “un pezzo di storia africana” in questo viaggio.

Al confine la solita routine tra gli uffici, ma entrare in Sudafrica tutto è più semplice e veloce.

Arrivati al nostro resort abbiamo la piacevole sorpresa di constatare che il viale di ingresso è costeggiato da baobab centenari (12 per lato). Uno spettacolo unico, Il parco ne è pieno, uno è addirittura gigantesco, con una caverna all’interno. Il lodge è stupendo e la cena ottima, la struttura è di classe e scopriamo però di essere capitati in una riserva di caccia, (infatti la sala da pranzo è piena di trofei imbalsamati che ti fissano in modo inquietante). Come al solito siamo i soli clienti, ma al gestore/cuoco/receptionist vendiamo la tenda che avevamo acquistato per poter dormire vicino a Sossusvley. Ci è dispiaciuto perché per 20 giorni ci ha dato la sicurezza di poter dormire anche se all’ultimo momento non fossimo riusciti a trovare una sistemazione in B&B o in resort, ma la tecnica di avere una tenda e rivenderla rimettendoci solo 7€ ci sembra buona. Così la vendita ha anche rilassato Alessandra (che di dormire in tenda non ne aveva nessuna voglia).

Da Martinez a Phalaborwa

25 agosto giovedì (giorno 23)

Da Martinez a Phalaborwa

Naturalmente la colazione era perfetta, e a malincuore lasciamo il lodge. Qui il paesaggio è molto vario tra colline e valli passiamo dal tipico paesaggio africano a grandi foreste di pini, per poi incontrare sterminati frutteti di agrumi e manghi in fiore, papaie e avocado, banane (profumi stupendi), la strada è ottima e la tratta lunga, ma in Africa si rimane stupiti di vedere un paesaggio cos’ “Europeo”. Arriviamo con un po’ di difficoltà al nostro lodge a Phalaborwa in quanto non abbiamo la sim sudafricana con Internet, ma scopriamo che è in una riserva privata con ungulati e coccodrilli. Anche quì abbiamo chiesto indicazione ai locali, che ci hanno dato info molto accurate su come arrivare al resort. Villino stupendo e ampio, di recente costruzione. Andiamo subito al Kruger per un primo giro passando dalla Porta di Phalaborwa. Non vediamo un granché. Solo elefanti (tanti), pochissime giraffe, un coyote, delle mini manguste e un’aquila. Ceniamo nel bellissimo ristorante appena prima dell’ingresso al parco con tutti i bracieri accesi. Al Bushveld Terrace c’eravamo già stati negli altri viaggi, questo locale è sempre al top sia come cucina che come location. E’ molto romantico, dalle foto non direste che il costo della cena è molto inferiore a quello di una normale trattoria in Italia.

Phalaborwa - Kruger Punda Maria

26 agosto venerdì (giorno 24)

 

Phalaborwa

Siamo i primi ad entrare alle 06.00 Per Il giro all’interno del Kruger andiamo verso nord passando da Mopane fino a Shingwedzi. Non arriviamo a Porta Punda Maria in quanto non ci sono molte varietà di animali e il ritorno sarebbe stato troppo lungo. Nel 2017 eravamo rientrati lungo la strada lungo il parco. Peccato perché la vegetazione a Punda Maria è completamente differente dal resto del parco. Vediamo parecchie iene con i cuccioli e moltissimi branchi di elefanti, e osserviamo lo straordinario comportamento della matriarca che blocca il traffico delle auto per permettere a tutti i membri del branco (piccoli imbranati compresi) di attraversare la strada in sicurezza. Naturalmente cena al Bushveld Terrace. Al rientro incontriamo il proprietario del lodge e gli chiediamo se lo spaventoso ruggito che abbiamo sentito la notte precedente proprio fuori dalla nostra finestra poteva essere proprio un ruggito e la risposta ci lascia perplessi. “Non dovrebbero esserci leoni. È più facile che si trattasse di un elefante. Visto che c’è molta siccità abbiamo dovuto dare un po’ d’acqua ai coccodrilli, e questa potrebbe aver attirato degli elefanti. Comunque due giorni fa qui c’era una coppia di iene nel giardino” Ci irrigidiamo un pochino, dal momento che questa conversazione avviene nel giardino in questione (assolutamente non recintato) ed è buio pesto, e dobbiamo percorrere qualche decina di metri per raggiungere il nostro Bungalow. Spesso i parchi privati sono al confine con quelli pubblici, ma non hanno recinzioni.

Kruger da Phalaborwa ad Orpen

27 agosto sabato (giorno 25)

 

Da Phalaborwa ad Orpen

 

Ingresso al Kruger dalla Porta di Phalaborwa sempre alle 06.00 e ci dirigiamo a Letaba Rest Camp  con la sua favolosa terrazza panoramica che si sporge sull’ Olifants River. Qui sosta per un veloce spuntino. Lungo il tragitto vediamo molti elefanti ed alla sera un leopardo, oltre a molti uccelli interessanti, però rimaniamo un po’ delusi in quanto noi ci ricordavamo una quantità e varietà di animali più ampia. Scopriremo che il problema è lo stesso di Etosha, (a nord ha piovuto poco e quindi gli animali si sono spostati a Sud).

Per la notte ci fermeremo due notti a Orpen, qui il parco si allarga e possiamo tranquillamente fare una tappa di 2 gg

Kruger - Orpen

28 agosto domenica (giorno 26)

Orpen

Giro nel parco ed un po’ di shopping a Satara…. Nulla da osservare sugli avvistamenti però il paesaggio del fiume è incantevole

Kruger - da Orpen alla Porta Kruger

29 agosto lunedì (giorno 27)

 

Da Orpen alla Kruger Gate passando nel parco avvistiamo moltissimi animali come Iene, leopardi, leoni ma non in condizioni ottimali per foto decenti (sono sempre accucciati nell’erba alta e molto lontano). Passiamo da Lower Sabie e Skukuza  Alla sera cerchiamo di andare in paese per la cena, ma un vero paese non esiste, la strada è a tratti ostruita da tronchi d’albero, cumuli di terra o pietre, non segnalati. Nel paese ci sono incendi un po’ da tutte le parti. Torniamo rapidamente verso l’ingresso del parco dove ceniamo in un Marriott stupendo, al confine con l’ingresso del parco. La cena (buonissima) è un po’ troppo occidentale per i nostri gusti, ma il locale è favoloso, i tavoli sono in cerchio ed attorniati da alberi enormi, sotto i quali ardono enormi bracieri. Un galagone a fine pasto furtivamente assaggia qualche dessert sui tavoli ormai liberi prelevandoli graziosamente con la manina dalle tazze. 

Sul perché abbiamo trovato la strada interrotta in più parti il cameriere ci spiega che il problema era dovuto ad uno sciopero ormai in corso da quindici giorni, la gente sciopera a singhiozzo per protestare contro le concessioni gratis delle terre ai parchi, per poi vederle dare in gestione a complessi alberghieri che ne fanno un uso “business”. Ma di non preoccuparci in quanto scioperavano “random”.

Da Orpen alla Porta Kruger

30 agosto lunedì (giorno 28)

 

Penultimo giorno all’interno del parco Kruger, e arriviamo fino al Crocodile Brige, la porta più a East. dove vediamo (in lontananza) un ghepardo con il piccolo, entrambi accucciati nel bush al riparo di un tronco caduto. Aspettiamo per più di un’ora per vedere se si muovono, nulla, e così essendo già tardo pomeriggio dobbiamo incominciare a ritornare alla nostra uscita (circa 150km). Nel viaggio di ritorno, come al solito riusciamo a vedere iene, licaoni e ippopotami da vicino, e molti lungo la strada principale.

In Africa si va per fare il “Safari” con la Jeep (qui sono tutte Toyota Hilux) e viaggiare in mezzo alla natura, ma nella realtà gli animali si vedono più facilmente lungo la strada asfaltata, nei parchi, in quanto spesso anche loro la trovano più comoda. Così abbiamo anche fotografato iene che allattano i piccoli a 40 cm dal ciglio della strada.

Da Kruger Gate a Malelane Gate

31 agosto mercoledì (giorno 29)

 

Da Kruger Gate a Malelane Gate

Ultimo giorno all’interno del parco e all’ uscita del parco cerchiamo con qualche difficoltà il nostro Lodge. Malelane è una località ampia e non ben segnalata, (nonostante abbia un ottimo campo da Golf), e ci facciamo intrappolare dalle rotonde della superstrada. Grazie all’aiuto di 2 ragazze che fanno jogging troviamo il nostro alloggio, un vero alloggio, ma con piscina privata tra noi e il fiume. La signora per la cena ci consiglia un ristorante in riva al fiume, e dalla terrazza vediamo nell’oscurità uscire gli ippopotami per la loro cena notturna. Naturalmente la nostra cena e il vino erano top.

Per tutta la notte sentiamo il verso delle oche, degli ippopotami e altri animali, e pensiamo che dal giorno dopo non sentiremo più questi suoni, dall’altra parte del fiume cè il Kruger!

Da Orpen all'aeroporto di Johannesburg

1 settembre giovedì (giorno 30)

Alla mattina aiuto il giardiniere a lavare la macchina nel giardino del Lodge, e come al solito per 30 minuti esce sabbia da tutte le parti. Da Malelane all’aeroporto di Johanessburg la strada (390 km) è monotona, lunga e in ampliamento, anche se passa attraverso moltissime zone sia montuose, sia pianeggianti e altamente abitate. Lungo il percorso vediamo una quantità di camion che trasportano minerali.

In ogni caso pensare di ritornare a casa è “pesante” (anche se stanchi per un viaggio così lungo). Lasciare l’Africa, che ci ha regalato 30 giorni stupendi, è dura e penoso. Abbiamo incontrato solo gente gentile e pronta ad aiutarci, goduto di una cucina stupenda e abbiamo testato un mix di soluzioni abitative di vario genere, ma sempre pulite, e con accoglienze impeccabili.

All’aeroporto tutto ok, anche la consegna della macchina. Check-in tranquillo e viaggio comodo.

Conclusioni

Uno dei viaggi più belli e all’avventura, ma senza correre rischi inutili e sempre consapevoli di poter ottenere assistenza dalle popolazioni locali, che si sono sempre dimostrate estremamente gentili e cortesi. Purtroppo l’angoscia del Covid ci ha limitati nel rimanere più tempo a nord della Namibia. Quest’anno ho patito l’ansia, nonostante di Covid qui non ce ne fosse traccia. Siamo tornati stanchi, ma felici di aver girato un mese per posti affascinati e che rilasciano forti emozioni. Non mi dispiacerebbe ritornare!

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